Preordine – Più scuro di mezzanotte

Metri classici, come l’endecasillabo e l’anapesto, si alternano a una metrica libera, con una sua disciplina interna dettata dal significato. La silloge è strutturata in cinque sezioni; la prima, “Mezzanotte”, è a tema libero, per quanto libero possa essere un tema costretto in uno stretto bacino tematico – bacino che a volte, però, pare avere profondità oceaniche. Racchiude un’articolata gamma di declinazioni del “grecale della solitudine” (“Trent’anni di solitudine”, titolo emblematico): solitudine di fronte a Dio, che “si dà per morente” (“Ombra”) e, col suo eclissarsi, lascia un vuoto di senso colmato da un’eresia che scuote da cima a fondo; solitudine di fronte al mondo, incollato al soggetto e da esso scollato, del quale “si coglie solo il limo/nell’ovatta” (“Eremo”); solitudine di fronte alla società civile, che spinge a chiedere in prestito “presto un guscio/da grattare nel vuoto del vuoto paese/onde morirvi piano” (“Home sweet home”); solitudine di fronte a se stessi, la più nera: quella di cui volentieri i versi si nutrono, fiorendone e, a modo loro, andando a infiorare proprio quella solitudine. La seconda e terza sezione della silloge, “Cardias” e “Cronaca dell’abbandono”, contengono poesie d’eros nella sua duplice declinazione di odi-et-amo. Nelle gioie dell’eros, i versi finalmente vibrano di una nuova, più lieta luce; ma nei suoi drammi, essi deflagrano ancora più forte: “là vi rituoni/attraverso il mio collo di campanaro/in tutta la tua pena fatta mia (“Cry baby”). La quarta sezione, “Agàpe”, contiene quattro poesie dedicate al padre e agli amici. L’ultima sezione, “Filastrocche”, abbraccia i brani più leggiadri e cantabili della silloge – “un canticchiare pur di tinta bigia” (“Capasanta”). Ogni brano trova la sua collocazione grazie a un gioco di travasi di significanti e significati – gioco che restituisce al lettore lo stesso fremente piacere provato nella stesura di “Più scuro di mezzanotte”.

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